La Transizione 5.0 nel settore manifatturiero italiano sta prendendo piede.
Siamo un Paese con migliaia di piccole e medie imprese manifatturiere, un tessuto produttivo che rappresenta un’opportunità unica per implementare tecnologie avanzate di gestione e controllo della produzione. Questa transizione, infatti, non è solo una rivoluzione tecnologica, ma anche una trasformazione culturale che promette di portare i processi produttivi a un nuovo livello di efficienza, flessibilità e sostenibilità ambientale. L’obiettivo è creare le cosiddette aziende della transizione ecologica 5.0.
Ma come sta affrontando questa transizione il settore manifatturiero in Italia?
In questo articolo vediamo quali sono i successi e le sfide portati dall’adozione di tecnologie quali l’automazione, l’intelligenza artificiale, l’IoT, i big data e la robotica avanzata.
Perché le nuove tecnologie portano tante nuove potenzialità, ma anche qualche ostacolo che le imprese devono superare nel loro percorso verso l’innovazione.
Le sfide del Piano Transizione 5.0
La Transizione 5.0 è una strada affascinante, però non priva di sfide da superare.
Questo piano strategico unisce l’innovazione tecnologica con un approccio umanistico alla produzione, enfatizzando non solo l’efficienza ma anche la sostenibilità ambientale e il benessere dei lavoratori.
Ci sono quindi punti di forza e sfide.
Punti di forza del Piano Transizione 5.0
Incentivi finanziari
il piano prevede un credito d’imposta fino al 45% per le imprese che investono in innovazione digitale ed energetica, con aliquote più elevate rispetto alle misure precedenti, incentivando significativamente gli investimenti nel biennio 2024-2025.
Innovazione tecnologica
l’integrazione di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale (AI) e l’Internet delle Cose (IoT) consente alle aziende di ottimizzare processi, migliorare la qualità del prodotto e personalizzare l’offerta su larga scala.
Sinergia tra investimenti 4.0 e 5.0
il piano vuole sfruttare la digitalizzazione già portata dalla transizione 4.0 per conseguire risparmi energetici significativi tramite l’integrazione di tecnologie avanzate e l’interconnessione dei sistemi produttivi
Sostenibilità
la Transizione 5.0 promuove un processo produttivo più ecologico, riducendo l’impatto ambientale tramite l’efficienza energetica e la gestione oculata delle risorse e dei materiali
Centralità della risorsa uomo
nonostante l’alta automazione, il modello 5.0 enfatizza l’importanza del contributo umano, promuovendo ambienti più sicuri e collaborativi
Complessità e sfide del Piano Transizione 5.0
Cultura del cambiamento
non è sempre facile convincere le persone a cambiare abitudini consolidate e adottare nuove tecnologie. La trasformazione dei processi produttivi può incontrare resistenza culturale all’interno delle organizzazioni, richiedendo una gestione attenta del cambiamento (quindi tempo e sforzi di comunicazione continui)..
Integrazione tra tecnologie
spesso le nuove tecnologie devono convivere con quelle già esistenti e questa integrazione – per la sua complessità – deve essere gestita da professionisti, per non causare rallentamenti e inefficienze.
Competenza e formazione
la Transizione 5.0 richiede nuove competenze. Per molte aziende, dunque, il processo di formazione diventa una sfida impegnativa perché c’è carenza di personale qualificato e necessità di aggiornamento continuo delle competenze dei lavoratori. Ma questa formazione è necessaria per non restare indietro
Investimenti finanziari
adottare nuove tecnologie implica costi, a volte significativi (soprattutto per le piccole e medie imprese). Questo richiede una valutazione attenta dei costi-benefici e, spesso, la ricerca di finanziamenti adeguati
Correlazione tra investimenti e efficienza energetica
mentre il piano promuove la correlazione tra l’adozione di tecnologie avanzate e la riduzione dell’impatto ambientale, dimostrare concretamente questa riduzione può essere complesso. La trasformazione non si limita a sostituire vecchi macchinari con nuovi, ma richiede un approccio più ampio che include la conoscenza dell’ambiente produttivo e la capacità di ottimizzare i processi
Se un’azienda vuole intraprendere questa transizione, è bene pensare a un’implementazione ben pianificata con il supporto continuo da parte di consulenti specializzati.

Esempi di aziende 5.0
Ci sono aziende che pensano già alla Transizione 5.0?
Gli incentivi del Piano 4.0 hanno creato una base solida per il successivo Piano Transizione 5.0: già un terzo degli imprenditori italiani ha espresso l’intenzione di sfruttare le nuove opportunità offerte dal governo. (Fonte “Il Sole 24 Ore”).

Cosa dicono i dati?
Le analisi de “Il Sole 24 Ore” sono confortanti.
Fino ad ora, più dell’80% delle aziende si è mostrato pronto per iniziare un percorso verso la transizione energetica.
Il passaggio all’industria 5.0 unisce l’innovazione tecnologica ai principi di sostenibilità ESG europei.
Non sorprende che oggi il 44% delle aziende si consideri moderatamente o altamente sostenibile, evidenziando un incremento nel numero di imprese che monitorano le proprie emissioni di CO2, salito al 23% rispetto al 20% precedente, segnale di un progresso significativo verso la Transizione 5.0.

A questo proposito, vogliamo condividere i risultati di due aziende italiane che hanno intrapreso la Transizione 5.0 e che hanno toccato con mano sia i benefici di questo processo che le sfide organizzative.
Uno dei casi di successo riguarda la Nicros di Conegliano, attiva nel settore delle lavorazioni chimiche e galvaniche. L’azienda ha beneficiato degli incentivi statali per il revamping del sistema di distribuzione elettrica e l’aggiornamento di componenti obsoleti, integrando sistemi di monitoraggio energetico che hanno ottimizzato il controllo processi, migliorando la produzione e riducendo i fermi macchina.
Un altro caso da citare è il Centro Morrone di Caserta, una struttura che ha recentemente innovato i propri edifici implementando un sistema di gestione edilizia (BMS) per il controllo completo delle strutture. L’installazione di tecnologie come pannelli fotovoltaici e sistemi geotermici, unitamente a stazioni di ricarica per veicoli elettrici, ha permesso una diminuzione del consumo energetico del 35%.
Transizione 5.0 e manifattura italiana
Ma quindi l’Italia a che punto è?
Il Sole 24 Ore fa un’analisi secondo cui, se da un lato c’è propensione degli imprenditori a trasformare la produzione in ottica green, dall’altro lato sembra sia difficile accedere ai finanziamenti a causa delle tante procedure burocratiche.
Il 28% delle piccole e medie imprese, infatti, lamenta il fatto che i programmi di aiuto per la digitalizzazione non sono chiari. Questo ritardo nell’ottenere i fondi rallenta i progetti delle PMI che hanno bisogno di liquidità immediata.
L’uso di tecnologie nuove come l’intelligenza artificiale è ancora basso (solo il 7% delle PMI la utilizza), mentre il 44% usa il cloud computing, meno della media europea del 59%.
(Fonte “Il Sole 24 Ore”).
Verso un futuro sostenibile: la Transizione 5.0 in Italia (in conclusione)
In conclusione, il Piano Transizione 5.0 si presenta come un’opportunità significativa per le aziende italiane di abbracciare l’innovazione e la produzione sostenibile.
Nonostante le sfide legate alla burocrazia e alla difficoltà nell’accesso ai fondi, il potenziale è evidente. Le PMI italiane, infatti, hanno una grande opportunità per migliorare l’efficienza energetica e l’adozione di tecnologia innovativa in produzione.
Cosa accadrà in futuro?
Da qui in avanti, è fondamentale che le aziende del tessuto produttivo italiano continuino a investire nella Transizione 5.0 per costruire un’economia più resiliente, competitiva e sostenibile.
Del resto, le storie di successo delle aziende che hanno già intrapreso questa strada ci dicono che un futuro verso un’industria più verde e digitalizzata è possibile.
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