Al World Economic Forum sono emersi tanti spunti sul rapporto tra uomo e tecnologia nel mondo del lavoro
〉 I robot sostituiranno completamente gli uomini?
〉 Quanti posti di lavoro andranno in fumo con le nuove macchine?
〉 La quarta rivoluzione industriale è una minaccia per l’occupazione?
Un approccio “avveniristico” si è scontrato con un approccio più moderato su come le nuove tecnologie Industria 4.0 e l’Intelligenza Artificiale cambieranno l’occupazione nei processi produttivi
I robot e l’uomo: non basta la manualità
McKinsey&Company ha pubblicato una dettagliata analisi su come le attività lavorative potranno essere automatizzate nei prossimi decenni.
L’analisi svela una complementarietà tra lavoratore e macchina: è vero che i moderni robot possono sostituire gli uomini in una vasta serie di operazioni riducendo i limiti di forza, di stanchezza, di errori. Ma è anche vero che il robot per lavorare bene ed essere produttivo deve essere programmato dall’uomo.
I robot, per quanto efficienti e di ultima generazione, non possiedono quel lato di creatività e di capacità di reazione che invece connota la persona.
Quindi, alla luce di questa riflessione, a Davos è emerso che entro il 2055 a livello globale il 49% delle attività potranno essere automatizzate con l’impiego di robot ma, al tempo stesso, nasceranno nuove mansioni e competenze, nuove professioni umane legate proprio alla gestione e all’applicazione della tecnologia.
I posti di lavoro a rischio
Per scendere nel pratico, lo studio McKinsey prevede che, per ogni impiego manuale destinato a scomparire con i robot, si creeranno 2,6 occupati in nuove professioni.
Quindi solo il 5% dei lavoratori di oggi scompariranno in modo definitivo.
La tecnologia si prenderà le attività ripetitive, più o meno complesse.
Ma gli uomini si dedicheranno al altre attività a maggior valore aggiunto, appannaggio di “cervelli pensanti” e difficili da automatizzare.
Le nuove macchine o i nuovi robot non potranno sostituire:
- le capacità di comunicazione
- la creatività
- l’ingegno
- le capacità di organizzazione
- l’abilità a reagire alle situazioni impreviste
- le capacità di analisi
La quarta rivoluzione industriale
“La tecnologia è neutrale, è il modo in cui l’uomo la utilizza che può cambiare il mondo”
Paul Daugherty, Chief Technology & Innovation Officer di Accenture
Al World Economic Forum sono state azzardate queste cifre: intelligenza artificiale, robot, e automazione industriale creeranno nei prossimi sette anni 133 milioni di nuovi posti di lavoro, a fronte dei 75 milioni che andranno persi. Un saldo occupazionale comunque positivo.
Questo scenario però si potrà verificare solo se le aziende investiranno nella formazione: le nuove professioni richiederanno delle competenze che oggi non ci sono o non esistono in modo adeguato.
Nella quarta rivoluzione industriale, per salvaguardare l’aspetto occupazionale, sarà infatti necessario comprendere l’intelligenza artificiale, la tecnologia del machine learning, o come questi strumenti lavorano per noi e imparano dai nostri comportamenti.
Gli spunti del World Economic Forum
I punti chiave emersi al Forum di Davos sono pochi ma concreti e focalizzati sull’obiettivo di guidare l’evoluzione tecnologica in un percorso virtuoso per l’occupazione:
1 concentrarsi non sulle mansioni che scompariranno ma puntare sui nuovi posti di lavoro che arriveranno
2 aumentare gli investimenti aziendali in formazione interna
3 prevedere a livello governativo che sostenga la trasformazione e la stimoli
4 investire sui robot ma anche sul capitale umano, perché i primi non sono una minaccia per il secondo
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